Associazione per la Meditazione di Consapevolezza Vipassanā

Vicolo d'Orfeo, 1 - 00193 Roma (RM) - a 200 metri da San Pietro - tel (+39) 06 6865148

Affrettati Piano è ora disponibile anche in ebook

Siamo lieti di comunicare che a partire dal 26 luglio il nuovo libro di Corrado Pensa e Neva Papachristou, Affrettati Piano. Il cammino interiore e la meditazione di consapevolezza: una strada per la felicità, è disponibile anche in formato digitale, ebook. Qui di seguito potete leggere la recensione a cura di Gregoriana Labarile:

Definito dagli stessi Autori un insieme di riflessioni sul cammino interiore e sulla pratica della meditazione, il nuovo libro di Corrado Pensa e Neva Papachristou si offre con cristallina semplicità al lettore toccando con gentile delicatezza tutti i temi che risuonano nel cuore di chi si pone l’urgente, vitale, a volte drammatica e non priva di paure e inquietudini, domanda: posso essere felice?

Affrettati piano. Il cammino interiore e la meditazione di consapevolezza: una strada per la felicità edito da Astrolabio Ubaldini, traccia il sentiero di questo cammino interiore lungo il quale affrettarsi, come suggerisce il titolo, con entusiasmo e sollecitudine, ma anche con una lentezza attenta e premurosa, con una paziente gradualità che non evoca la fretta di arrivare all’ipotetica meta, ma si riferisce piuttosto alle qualità di attenzione, cura e impegno. Qualità che sono volte a orientare la nostra mente come un girasole, nelle parole di Neva Papachristou, verso il sole che le farà da nutrimento, ovvero il Dharma e la sua pratica che “con i suoi raggi luminosi, è fonte di vita per i nostri cuori”. Dunque rivolgere la mente verso il sole anziché farla vagare dolorosamente.

Con la meditazione, grazie alla coltivazione della pacificazione e della consapevolezza, abbiamo l’opportunità di vedere quanto spesso lasciamo vagare la mente in maniera casuale, distratta, senza cura, a “briglie sciolte”. E, sempre grazie alla pratica, capiamo come questo procedere, o, per meglio dire, questo lasciarsi trascinare dalla confusione e dall’incuria, è un modo tutt’altro che salutare di condurre le nostre vite. *(Le parti in corsivo sono citazioni tratte dal libro)

Dunque il libro descrive le principali caratteristiche o, per meglio dire, le qualità, le sfumature di luce, gli odori e i sapori che s’incontrano percorrendo il sentiero del Dharma, in un dialogo continuo tra le suggestioni, i suggerimenti, gli insegnamenti, le storie più belle attinte dai grandi cammini spirituali (buddhista ma anche cristiano) e la semplicità spesso poetica dell’insegnamento, di cui i due maestri e autori del libro sono le appassionate voci, calato nella quotidianità in cui ciascuno può riconoscere le mille sfaccettature della sua stessa vita: da un sms particolarmente aspro che ci ha feriti alle sfide e ai misteri più grandi dell’esistenza, come l’ineluttabilità del dolore e il misterioso destino della morte.

Il nostro desiderio più profondo è il desiderio di bene e di pace e, se cominciamo a onorare questo desiderio, saremo sicuramente più contenti.

Accompagnati da Corrado Pensa e Neva Papachristou, ci ritroviamo così a investigare su ciò che ci sta maggiormente a cuore – vale a dire il nostro rapporto con la sofferenza, con tutto il groviglio di difficoltà che spesso dolorosamente l’accompagna – in un percorso delicato come il silenzio da custodire in un ritiro. In questo percorso vengono esposte con gradualità e attenzione le nostre più grandi fragilità, mentre allo stesso tempo ci viene offerto lo strumento prezioso della meditazione grazie al quale possiamo osservarle con coraggio prima ancora di scoprire che possiamo diventare più forti, nelle avversità e non solo.

Il lavoro interiore si svolge dentro di noi, rendendoci sempre più vasti, più sensibili e più capaci di accogliere, all’insegna della sollecitudine, le nostre umane fragilità. Tuttavia il suo raggio d’azione rompe le barriere dell’io e fa sì che noi si riesca a condividere con le persone che incontriamo nella nostra vita i doni preziosi della pratica. E questo è il frutto più dolce di ogni cammino interiore.

Pagina dopo pagina, Affrettati piano svela le enormi e sorprendenti potenzialità del cammino interiore fondato sulla meditazione di consapevolezza (sati nell’antica lingua pali, a molti nota con il termine inglese mindfulness). Partendo dalla presentazione di una cosa apparentemente semplice come la consapevolezza del respiro, per arrivare all’esposizione di numerose modalità di pratica in azione. Senza mai dimenticare molteplici qualità intrinseche della presenza mentale, come ad esempio la fiducia (saddhā), che alimentano un senso più profondo di benessere, concetto spesso inteso superficialmente. Allo stesso tempo inoltre, ci avviamo a scoprire come, alla radice della sofferenza, non ci sia poi altro che un malinteso senso dell’io, ritrovandoci a rivedere le cose che abbiamo sempre pensato in una luce nuova. Finiremo così con l’osservare, con grande sorpresa, come le mille negatività che ci affliggono quotidianamente non sono altro che abitudini della mente, fantasmi reificati della difficoltà di amare se stessi;

[…] è un cammino lungo, perché una parte di noi è pronta a parlare del danno che provoca il non amore per noi stessi, ma un’altra parte di noi non gradisce la cosa più importante: essere consapevoli della sofferenza generata dall’inimicizia per noi stessi. Ossia non vuole entrare in contatto con la nostra abitudine alla negatività. Il consiglio è quello di trattare noi stessi con rispetto, così come siamo ora, piuttosto di rispettarci a condizione di esserne degni.

Infine, il libro mette a disposizione, senza mai smettere di essere una lettura fruibile e accessibile, tutti gli strumenti più importanti  che il Buddha ha offerto attraverso il suo insegnamento: e così, tra le sue pagine, risuona la promessa che è possibile incarnare nella nostra vita di tutti i giorni gli insegnamenti sulla gentilezza amorevole (mettā), l’equanimità (upekkhā), l’urgenza di praticare (savega), la compassione (karuna), la consapevolezza (sati) e tutti gli altri che non sono qui elencati, fino al mistero più profondo che abita nel nostro cuore come un diamante che attende di essere scrostato dalle sue impurità.

Dare il cuore al mistero significa svuotarsi di tutte le opinioni che imprigionano. Dare il cuore al mistero e attendere vuoti e sorridenti ci sembra un atteggiamento contro ogni logica. La logica desidera avere tutto sotto controllo e diffida dell’aprirsi al mistero che è in noi. E quando improvvisamente la barriera abituale scompare, scopriamo che l’oltre, la possibilità di pace, è già in noi: il mistero della consapevolezza che ci abita.

Ora, se da un lato la riflessione degli autori ci illustra gli insegnamenti del Nobile Ottuplice Sentiero della tradizione buddhista, essa ci invita allo stesso tempo, nello spirito aperto e interreligioso che la caratterizza, a contare sulla crescita e sulla maturazione di qualità universali come pazienza, calma concentrata, gentilezza amorevole, saggezza, equanimità, pace interiore e così via. Attraverso l’addestramento sollecito alla pratica, Corrado Pensa e Neva Papachristou ci aprono alla possibilità che tutto questo si realizzi effettivamente per noi, diventi realtà e verità, qui e ora, quando poniamo l’attenzione alle cose così come sono, nel momento in cui lasciamo essere, secondo le istruzioni della pratica meditativa. Questo particolarissimo tirocinio svela sia l’ottimismo della possibilità di un cambiamento, sia la sua apertura a un orizzonte più ampio che punta a un senso più profondo dell’esistenza radicato nell’amore e nella felicità.

Sia per quanto concerne la felicità, sia per quanto riguarda l’amore vale lo stesso discorso: dobbiamo impararli. Infatti ne abbiamo le radici dentro di noi e possiamo perciò farli crescere, e non poco. Io credo, a proposito di tutto ciò, che non andiamo lontani dal vero se affermiamo che chi percorre un cammino interiore è una persona intenta a fare un tirocinio di saggezza, felicità e amore. Infatti perché mai lavorare sugli inquinanti – che sono causa di infelicità, cioè di dukkha – se non per approdare gradualmente al loro contrario, cioè alla saggezza, alla felicità, all’amore?

La paziente investigazione proposta nel libro scandaglia attraverso situazioni ed esempi tratti dalla vita di ogni giorno, tutte le sfumature degli inquinanti, individuati, secondo la proposta dell’insegnamento buddhista, in attaccamento, avversione e confusione. Ci mostra poi come essi prendano forma attraverso le nostre azioni e la nostra reattività, non intesa come spesso si pensa come prontezza di riflessi nel far fronte alle situazioni difficili ma intesa, in questo contesto, come reazione immediata in cui agiamo una pulsione, facendoci meccanicamente trascinare da essa, in azioni che causano dolore agli altri e a noi stessi. Grazie all’esplorazione degli autori, osserviamo come gli inquinanti dell’attaccamento, dell’avversione e della confusione ci procurino per lo più sofferenza e finiscano poi per dare un fondamento fittizio alla percezione della nostra identità che, anziché proteggerci dalle avversità dell’esistenza, ci rende invece più fragili, lasciandoci in balìa delle mille negatività che sperimentiamo ogni giorno (orgoglio, rancore, rabbia, malanimo, umiliazione, sconforto, e così via).

La vita non è ideale, ma è bella e spaventosa allo stesso tempo. Questa è la grande verità che siamo invitati ad affrontare e, in virtù del cammino interiore, vediamo meglio sia la bellezza sia la fragilità della vita. Imprevedibilità, precarietà e vulnerabilità fanno paura ai nostri teneri cuori che corrono a cercare sicurezza nella reattività, diventando così sempre più fragili e timorosi. In verità l’unico rifugio sicuro è quello che possiamo trovare nel coraggio della consapevolezza: la luce della consapevolezza autentica, che è particolarmente penetrante, permette di vedere quanta fragilità derivi dalla non accettazione della verità delle cose così come sono.

Con sincero realismo inoltre, il sentiero del cammino interiore, liberato dalle erbacce e che ritroviamo gradualmente tra le pagine del libro, si rivela non privo di difficoltà, soprattutto nell’analisi del rapporto con le asprezze che si incontrano ogni giorno nella vita di relazione con se stessi e con gli altri. Dunque, accompagnati dalla fiducia di poter coltivare il bene innanzitutto per noi, gradualmente possiamo aprirci, attraverso le parole degli Autori, a un orizzonte etico di incontro con l’altro e a un bene più ampio.

Possiamo ricordare l’immagine del cucchiaino di sale: messo in un bicchiere rende l’acqua molto salata e amara, ma la stessa quantità di sale, versata in un grande recipiente, non sarà quasi percepibile. Questa immagine mi pare un’evidente indicazione del potere del lavoro interiore che, un anno dopo l’altro, ci rende meno chiusi e contratti, più spaziosi, più aperti, e dunque, per usare una parola centrale nel Dharma, più equanimi, ossia gradualmente più liberi da attaccamento, avversione e confusione.                                                                                 

In questo ritrovato orizzonte di libertà dove il pensiero, la parola e l’azione non sono più guidati dalle compulsioni al giudizio, alla negatività, all’attaccamento, all’avversione ma dalla saggezza che con la pratica diventa un orientamento, un moto spontaneo, un’inclinazione amorevole del nostro cuore e della nostra mente, è possibile cominciare a coltivare il bene comune, nel terreno fertile delle fondamentali qualità umane di benevolenza e di amore.

Credo che sia importante comprendere che il lavoro interiore è sì qualcosa che compiamo nel nostro cuore, ma quello che andiamo a dissodare non è una nostra proprietà, ma una vera e propria riserva di bene a disposizione di tutti. Per me questa riflessione, solo apparentemente semplice, è in grado di risvegliare una più profonda motivazione a dedicarsi alla pratica con maggiore costanza e fiducia. Infatti può essere che abbiamo cominciato il cammino con l’idea che ci avrebbe aiutato a stare anche solo un po’ meglio. Eppure, mano a mano che coltiviamo la nostra mente-cuore, comprendiamo che possiamo stare parecchio meglio e che, dal nostro maggiore benessere, traggono beneficio anche le persone con le quali entriamo in relazione.

Essere devoti al bene, espresso nelle parole di Corrado Pensa come “definizione precisa e insieme solenne dell’amore”, appare contemporaneamente un moto di autoriflessione su se stessi e di apertura all’altro, orientato dalla sincera intenzione di comprensione, di cura, di un rinnovato incontro con la sofferenza inevitabile, fondato sull’accettazione non secondo una concezione rinunciataria e debole, ma secondo un’idea di lasciar essere che con gentilezza e delicatezza incontra limiti e fragilità che tutti condividiamo in quanto esseri umani.

C’è una bella espressione in vari autori dharmici che è caring awareness, consapevolezza sollecita. Questo significa che l’osservazione di cui stiamo parlando è sostenuta dall’intenzione di prendersi cura rimanendo ancorati all’intenzione di bene, che è poi il motore dell’intero cammino.                                   

Una lettura nutriente, parla al cuore dei praticanti che desiderano rinnovare con entusiasmo la loro motivazione alla pratica, ma anche rivolta a chiunque voglia osservarsi con onestà e sincerità, senza paura di incontrare le proprie angosce più profonde. In conclusione, Affrettati piano, nella sua accuratezza, amorevolezza, sincerità, somiglia al tocco leggero di una mano che sfiora la superficie calma di un lago a primavera e irradia sugli aspetti più bui dell’esistenza la luce di una consapevolezza tranquilla e allo stesso tempo gioiosa.

Che noi si possa essere solleciti a coltivare la pace, a scegliere pensieri, parole e azioni capaci di portare serenità nelle nostre vite. […] Che noi si possa essere sempre più aperti ad accogliere la verità che si manifesta in noi e fuori di noi. […] Che in virtù del cammino interiore noi si possa nutrire con fiducia le qualità del cuore, pronti a condividerle, perché queste, come l’amore, crescono per condivisione.